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Introduzione di Elio Pecora a Agli zigomi delle finestre di Giulio Maffii
Collezione di quaderni di poesia “Le gemme” n. 9 anno 2013 (Ed. Progetto Cultura)
ISBN 978 88 6092-547-3
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L’epigrafe, che Giulio Maffii pone ad apertura di que- sto libro di versi, viene da Rilke e definisce l’amore come “due solitudini che si proteggono a vicenda, si toccano, si salutano.” Chiarimento e rassicurazione affatto smentite da quanto l’io del poeta va pronunciando nel versificare fitto e denso della raccolta. Dove, sono do- minanti l’inquietudine e l’amarezza, ma anche l’interiore vigoria del restare e del comprendere da parte di quello stesso io, arreso alla solitudine e pure in cammino verso la consapevolezza.
Da subito, dal primo manifestarsi, l’essere e l’esistere si delimitano negli oggetti, nei luoghi, nelle creature della quotidianitàÌ€, per riconoscersi nella vicenda corta e segnata dell’uomo. E se la memoria aggrava il dispiacere, è il gesto ad aver la meglio, “le mani sconfiggono il pensiero”. Per ciòÌ€ il pensante diffida dei suoi stessi pensieri, anche mentre guarda come un dono all’attesa e, “discretamente perso”, seguita a cercare un’impossibile armonia. E ha pretesa di trovarla nell’amore, già palesato come un bene e insieme come una prigionia, come un difficile scambio nel preteso impegno del durare.
L’andamento del verso, ora fluido ed esatto, ora zoppo e incespicante, s’avvale di una lingua chiara che pure, a momenti, s’attorce, si nasconde. Così resiste la promessa, il mondo intero si tinge di desiderio inappagato, la casa e le stanze e i giorni sono abbrivi di un difficile viaggio, le stesse parole si tingono di segretezza perfino ebbra, spesso soltanto dolorosa. Perfino il passato arriva a mostrarsi “imprevedibile” in chi, per fuggire dalla pena, lo ripercorre nel dubbio e nella scontentezza. L’amante, che sa e soffre il dopo (l’assenza, l’abbandono) non esce mai interamente dal tempo in cui si perse nell’amore e nell’amata :< È an- cora quel giorno / che profuma di cera e umido / in cui ho respirato / l’esilio in cui penetravo. / ...È ancora quel giorno / con le porte chiuse / e il telefono staccato.>
Quanto vince però, e rende piùÌ€ chiara la parola e più inestricabile la tristezza, é il dirsi che tutto fu un gioco amabile e crudo, ma non piùÌ€ di un gioco. E pure, nel mondo diviso e stretto, la felicità promessa e intravista, l’amore cercato e temuto ancora resistono.
Elio Pecora
*
Di tutto quanto
ecco lo sfrigolio dell’acqua
mi domando rispondendo
ecco la polvere accumulata
l’utilità del passo occasionale
ecco il tavolo di cucina
Di tutto quanto
ecco il cane per le scale
capiranno gli esistenti
ecco il gatto ladro
l’uscita dalla porta?
Mi ha doppiato il senso di una vita corta
*
Il tuo vero amore
lo ricordo
analfabeta dal sapore
d’aringa
mistero delle mani
che sconfiggono il pensiero
Dov’ero?
a fare spazio
a pagare dazio
avendo il dono dell’attesa
Si paga si paga
si paga sempre tutto
alla bellezza
agli imbonitori
ai prestatori d’ascolto
C’è un corpo
d’interesse abbiamo un corpo
spesso niente piùÌ€
*
In fondo hanno lo stesso nome
la stessa utilità della menzogna
che potrei avere io
la tua falcata taglia l’aria all’aria
quando il tempo si deforma
e cambia strada
Giulio Maffii ha diretto la collana di poesia contemporanea e plaquette per le Edizioni Il Foglio. Collabora con “Il Corriere di Catania.it” e svolge opera di traduzione poetica. È stato uno degli organizzatori italiani del festival mondiale “Palabra en el mundo”. Ha scritto saggi e articoli critici sulla poesia del Novecento. Ha pubblicato, tra l’altro, L’umiltà del poco (2010, Akkuaria), L’odore amaro delle felci (2012, Ed. della meridiana), con cui ha vinto il “Premio Sandro Penna”; la raccolta di racconti La caduta del tempo (2008, Il Foglio). Suoi lavori sono stati tradotti in spagnolo, inglese e romeno. È in uscita un suo saggio sulla poesia dal titolo Le mucche non leggono Montale per Marco Saya Edizioni.
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