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Introduzione di Marvi del Pozzo a Sembrava il Sole di Carola Allemandi

 

Collezione di quaderni di poesia “Le gemme” n. 27 anno 2022 (Ed. Progetto Cultura)  

 

ISBN 978 88 3356 326 8

 

La giovinezza non è l’età più facile della vita: ci si trova a vent’anni o poco più con contradditorie esperienze di vita che urgono alla porta, in alternanza di stati d’animo e di umori, con problemi esistenziali di sicurezza e magari con un’anima invasa da acuta sensibilità artistica che già orienta prioritariamente, ma forse ancora disordinatamente, le proprie scelte di vita. Sono macigni di responsabilità, soprattutto per i giovani troppo dotati di intelletto e di cuore, quelli per cui è fondamentale individuare il filo conduttore del proprio essere, un bandolo sottile di equilibrio che diventi fondante certezza, senza ripensamenti. Stati di ansia, di destabilizzazione, di malessere serpeggiante, sono compagni dei vent’anni, anche perché nel rigore ‘giansenistico’ dell’età sembra che ogni fallimento sia irrimediabile, che non sia concesso sbagliare, che non ci sia tempo per riparare ad errori. Paradossale per chi ha tutta la vita davanti!

Carola Allemandi ha come compagna dei vent’anni la parola poetica. Ne coglie la portata, immaginifica e consapevole insieme, quella capacità di vivificare la realtà, animarla, crearla e ricrearla. La sua poesia non offre solo una voce alle inquietudini del vivere, ma riesce a darne quasi una connotazione morfologica, sensibilmente fisica.

Questo primo lavoro poetico dell’autrice è sorprendente e in primo luogo è del tutto inaspettato il linguaggio, già maturo, personale, riconoscibilissimo. Parole vengono accostate in modo figurato, creativo, talora in forma sintattica sincopata: Quando la mia ombra ti entrava negli occhi // faceva rabbrividire, lecito custode, talora con ampiezza da largo musicale: Volgendo le spalle al pendio roccioso // le nuvole avevano la lentezza // degli angeli e la nostra. Situazioni paesaggistiche si vertono all’umano, si antropomorfizzano esulando dalla simbologia e, viceversa, l’uomo pare sfumare e perdersi, insieme alla sua psicologia frammentata, nell’indistinto dell’aria.

Che cosa resta dei rapporti umani, delle speranze, dei sogni? sembra chiedersi l’autrice. Quale il senso ultimo del reale?  È poesia del tutto psicologica, costruzione mentale, persino surreale, ma così immediatamente comunicativa nell’intuitivo e nella forza dell’analogia: Ti vedevo stringere un patto con ciò che non eri // a nessuno dire – manca un respiro // alle cose terrene è un’illusione // questa tua – E il tramonto era il nostro umore.

È una poesia che nasce già matura e originale: ci si può ritrovare o perdersi in questa sintassi strana, talora a rischio di anomalia, che tuttavia si infigge prepotentemente nel lettore con tutta la sua potenza espressiva. Incarna i problemi del mondo: incomunicabilità, incomprensioni, ma soprattutto si respira un positivo bisogno d’amore, di realizzazione, di felicità. 

Questa poesia prima, inconsueta e grande, elevandosi dal personale all’Alto e all’Oltre, può farsi davvero rigeneratrice dello Spirito.

Marvi del Pozzo

 

*

Si confida in un saluto di giorno.

Le strade sono un simbolo, la gente

pure un simbolo - il mondo è altrove,

ci entriamo un’ora come un’altra soli.

 

 

*

 

È sempre un gioco in siffatto silenzio

ogni sguardo traslucido in cui vive

il ricordo di ieri: soave aridità

tra rocce. Il disincanto pungeva

come l’erba sulla faccia, immobili

guardavamo altrove, il sole sfocava

e con lui il breve viaggio e il troppo vento. 

 

*

 

Negli anfratti di una casa cosciente

sei tu in una veglia terrena - la pioggia

scrosciante ti dice lo stesso. Scorgi

un riflesso opaco riconoscerti

oltre ciò che vorresti: è l'aspetto

remoto del tempo che annega con te. 

 

Carola Allemandi è nata a Torino nel 1997. Dopo il diploma a indirizzo linguistico scopre la fotografia mentre frequenta il primo anno della Facoltà di Psicologia di Torino. Segue dei corsi fotografici tenuti da Mosè Franchi a Torino e collabora per circa tre anni presso lo Studio Ottaviano per poi iniziare a lavorare indipendentemente come fotografa e come artista. Nel settembre 2020 pubblica con la casa editrice Teca Edizioni un catalogo fotografico del lavoro “Notturni” con testi di Domenico Maria Papa e Ugo Castagnotto. 

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