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24 ULTIMA FERMATA SPOON RIVER DI PAOLA DEPLANO.JPEG

Introduzione di Davide Zizza a Ultima fermata Spoon River di Paola Deplano

 

Collezione di quaderni di poesia “Le gemme” n. 24 anno 2020 (Ed. Progetto Cultura)  

 

ISBN 978 88 3356 217 9 

 

Una voce che chiama dal tempo

In questa breve ma preziosa raccolta, Paola Deplano dà vita – o forse si dovrebbe dire “ridà” vita, trattandosi di figure che abbiamo incontrato o incontriamo virtualmente nel nostro percorso di istruzione o di lettori – ad una Spoon River fatta di poeti i quali, quasi similmente all’originale di Masters, dicono il bene e il male (forse più il male, ma tant’è, in poesia è sempre un dolore o un malessere o una presa di coscienza a far parlare, raramente è la chiassosa gioia) della loro vita; si susseguono ardite confessioni, ma che, notiamo subito, prendono le mosse da antichi errori che hanno condizionato la loro vita così com’è accaduto agli anonimi personaggi che Masters ha strappato dall’oblio. Tuttavia cadremmo in errore se pensassimo che questi ritratti siano un’ispirazione duplicata, non filtrata ma certamente metaletteraria nel binomio di arte e vita, sulle orme della monumentale raccolta del poeta statunitense. La struttura vertebrale della plaquette è solo l’abbrivio, la spia di un sentire diverso. I poeti chiamati a raccolta da Deplano non confidano soltanto i motivi che li hanno con- dotti alla sofferenza o alla disperazione, non rivelano semplicemente una segreta fatalità̀ pagata a caro prezzo. Consapevoli di un destino, in parte da loro stessi già tracciato, di un “eroico furore”, per dirla con Giordano Bruno, o di una rassegnazione che già viveva da prima nelle pareti della loro interiorità̀, questi poeti non parlano da una lapide: tutti stanno salendo su un treno per intraprendere un viaggio, e quindi non si esprimono per interposta pietra marmorea, bensì̀ per la voce della loro anima, incline a dichiarare e a dichiararsi. Anime vaganti, non ancora sepolte nell’eterno riposo, devono giungere a una Spoon River non meglio identificata (al lettore, quindi, di farsi un’immagine virtuale di un tracciato e un luogo di arrivo), hanno occupato un lungo vagone per fare un’ultima traversata – e in ogni traversata che si rispetti non può̀ mancare un Caronte, qui di bell’aspetto, ma dal «volto lento e serio/d’un angelo distrutto» – e prima di raggiungere la meta sentono di dover correggere il tiro, la mira un po’ edulcorata di una certa letteratura da antologia che, eliminando il sangue, lasciava, diafana, solo la pelle non meno avvizzita della loro esistenza. Allora eccoli, li possiamo immaginare in piedi o seduti, nel rumoroso (ma non tanto) rimescolio di respiri in cui ognuno prende il suo turno per vuotare il sacco, ma sempre in poesia; la loro voce è il corpo poetico di cui possiamo, senza difficoltà, indovinare le fattezze. Al lettore la sor- presa di conoscere e riconoscere queste sembianze, nella certezza che, alla fine, i versi lasceranno, soprattutto a chi vorrà̀ farne tesoro, una sapida consapevolezza.

Si aggiunga soltanto questo. Nel viaggio, che ripercorre la vita di questi poeti, l’esergo tratto da Sbarbaro («Perché́ chi la conobbe la senta ancora parlare»), dedicato a Elena De Bosis Vivante, fa da segnale divinatorio e predice un obiettivo preciso di Deplano che è, si diceva pocanzi, il recupero della voce. Ecco allora che in un meraviglioso (e meraviglioso è da intendersi qualità̀ precipua del viaggio allegorico e non mero aggettivo) percorso propiziatorio, la poetessa, quasi come una medium, rievoca le voci della migliore tradizione poetica e letteraria italiana e straniera, perché́ noi possiamo sentirli, ancora una volta, parlare.

Davide Zizza

 

ULTIMA FERMATA SPOON RIVER

Sono qui nella nebbia

la valigia in mano.

Vi conosco tutti.

Uno per uno, saliremo in treno. 

E nel vagone, parlerete ancora.

 

 

CHARLES BAUDELAIRE

Ipocrita poeta

amico mio, fratello.

Vaneggi a te stesso

e pretendi che il mondo ti s’inchini?

 

DINO CAMPANA

Ignote presenze mi sfioravano avide di parole

mi seguivano dovunque mi facevano inciampare.

 

SIBILLA ALERAMO

Era un uomo dal volto complicato.

 

 CESARE PAVESE

Un sabato di troppo, in quella stanza 

dove il mio vizio assurdo ho penetrato 

come meglio ho potuto, da impotente, 

guardandomi allo specchio, lentamente. 

Era d’agosto brutto e nel grigiore

mute rose di plastica in quel vaso.

 

Paola Deplano (Siena 1966) è laureata in Lettere e insegna in una scuola secondaria di primo grado. Ha scritto due libri di rac- conti umoristici per ragazzi: Pinocchio fuma (Nuova Santelli, 2006) e Ulisse con cipolle (Publigrafic, 2014). Con Edizioni Progetto Cultura, nel 2018, ha pubblicato il libro di poesie L’ultima Cenerentola. 

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