"Autobiografia del silenzio - l'orco e la bambina" (Ed. La vita felice 2022) di Cinzia Marulli
Quegli occhi grandi e scuri che il primo giorno di scuola salivano coraggiosi le scale del futuro sono quelli, ugualmente limpidi e coraggiosi di Cinzia Marulli, sono gli stessi di una donna meravigliosamente consapevole e forte che, dopo cinquant’anni circa di sofferenze interiori celate a tutti, ricostruita nella sua identità e nella sua interezza, osa raccontare lo strazio della sua infanzia perché certi delitti nei confronti dei bimbi non avvengano più, agevolati spesso da un silenzio di innocente vergogna dei bambini, dall’omertà colpevole degli adulti. Da quanto affermo risulta evidente l’importanza del messaggio civile educativo, sociale, del tema proposto che già tocca di per sé le corde del cuore di chiunque abbia un minimo di umanità e di senso etico, ma non è questo aspetto che potenzia nel lettore, in progressione geometrica, la commozione, l’accoramento, l’adesione emotiva in toto al libro e al racconto di questa vicenda.
Mi piace valutare la cinquantina di pagine dell’Autobiografia del silenzio sotto l’aspetto letterario, quindi artistico e poetico, perché solo così si chiarisce il motivo di questa nostra assoluta condivisione di lettori.
 È un libro di composizione perfetta di rarità (quasi unicità ), ove forma stilistica, sostanza contenutistica, emozione, architettura compositiva si sposano alla perfezione. La rarità consiste nel fatto che quello che sembra un equilibrio raggiunto con diligente studio e abilità tecnica letteraria è invece naturale. Deriva dalla dote dei veri poeti di fare cantare le parole prima nell’anima piuttosto che sulla carta, a tavolino: è qualcosa che è nel DNA fin dalla nascita e viene fuori prima o poi, che piaccia o no. Prima di studiare e affinare le conoscenze tecniche, un artista già c’è o non c’è: del resto Mozart bambino già era un ‘enfant prodige’ , anche se ovviamente non poteva avere l’esperienza e le conoscenze tecniche per comporre un concerto come il 466 o il 488! Quello che voglio dire è che un esperto, o anche solo un amante di poesia, capisce al volo quando c’è la marcia in più della bellezza autentica, spontaneamente naturale, ed è questo che colpisce in modo indicibile e particolare. È del resto l’effetto del sublime catartico dell’Arte. Qui le parole di Cinzia ci scuotono nel profondo: noi diventiamo lei, bambina vilipesa violata, ma lei sa che, tramite la sua poesia, lei può diventare noi; può identificarsi nella forza prorompente di solidarietà e d’amore di noi donne lettrici, forse laicamente un cuor solo, un’anima sola, peculiarità dell’amore di cui parlano le sacre scritture.
Mi piace questa immagine legata all’amore, perché è questo sentimento che permette di vincere su male, aberrazione, crimine, follia. E del resto, come dice Cinzia, ci si salva solo con l’Amore. La sua resurrezione è nata amando e perdonando. Ribadisco: è un percorso tutto laico, umano, non trascendente o religioso; per questo, a parer mio, vale molto di più per esemplarità e forza morale.
Volutamente, in via eccezionale, evito di proporre ai lettori di Letture condivise un florilegio di versi o di brani poetici che identifichino le sezioni del libro. Mi sembra lesivo dell’opera estrapolare parti da questa cinquantina di pagine: sono poche e vale la pena di avere una visione d’insieme che, come ripeto, alternando prosa e poesia, raggiunge una completezza emozionale particolarmente intensa e una struttura stilistica mirabilmente efficace. Mi sento di lasciarvi tuttavia con una poesia che, pur non essendo l’ultima del libro, pare concludere idealmente il cerchio di questa vicenda, dilatando davvero l’anima di tutti noi.
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Quello che è stato è stato
il male è indietro
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la vita ha vinto sulla vita
dall'interno la luce
ha dipinto di sole
la cicatrice
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nessuno ha potuto offuscare
l'amore
quell'amore che cresce
nel mio grembo
e che ha il volto meraviglioso
del bene.
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Questo breve libro è un dono prezioso per noi stessi e per le persone che amiamo.