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Sequenze per cunei e cilindri
di Enzo Campi



"Sequenze per cunei e cilindri" di Enzo Campi

 

Collezione di quaderni di poesia “Le gemme” n. 34 anno 2023 (Ed. Progetto Cultura)  

 

ISBN 978 88 3356 



[nota dell'autore]


etc

et

e

la progressione in calando aiuta non poco.

ma noi sappiamo che non ci si può imbastardire

praticando la logica formale.

 

l’unica procedura di risoluzione è un

anello

potenzialmente neutro

 

(autocitazione edita)

 

 

La forma e il contenuto, sovrapposizioni e sottoposizioni, sovræsposizioni e umbratilità, il dominatore e il succube, l’io e il linguaggio, la sparizione del soggetto e l’avvento dell’oggetto, in poche parole: la guerra e la riconciliazione tra i contrari. Non è forse questo il vero leit motiv della poesia? La sua ragione d’essere nella mancanza? 

“La Poesia è quel luogo dove non si può dimostrare ciò che accade, ma dove si può dimostrare ciò che non accade”.

Se lavoriamo su qualcosa che non può essere dimostrato, vuol dire che la poesia non deve rassicurare, la poesia non deve essere facilmente riconoscibile, deve essere interpretata con la consapevolezza di fallire ma deve comunque sviluppare o fomentare nel fruitore un pensiero, deve creare attrito tra una superficie e l’altra, tra una stratificazione e l’altra. Non dico che debba necessariamente disturbare, ma sicuramente non deve rassicurare. Rassicurare significa pacificare, mettere da parte, rimuovere. Non ci si interessa di qualcosa che ci rilassa o che azzera qualsiasi pensiero critico. Ci si interessa di qualcosa che crei agitazione, che fomenti un’azione e una reazione. Insomma, e in poche parole, bisogna che qualcosa si muova. Se tutto è statico, immobile, già visto, già detto non c’è bisogno di parlarne. Beninteso, per la legge della riconciliazione dei contrari sopra citata, anche uno stallo dinamico rientra, a pieno diritto, nella categoria di quel qualcosa che continua a muoversi dentro e sopra le righe. È un po’ quella “macchina surriscaldata” di artaudiana memoria che fibrilla sotto la pelle e che brucia a fior di pelle. Parlatene. Parliamone.

 

e

et

etc

la regressione in crescendo torna a

imprimere il marchio ma

noi ignoriamo il sublime

meticciato tra logica e paranoia.

 

non ci sono dispositivi più o meno

adatti per depotenziare i desideri

 

(autocitazione inedita)

  



*

(uno)

 

decede dal forcipe

ritraendosi di

netto al contatto con ciò

che vorrebbe estirparlo dal

trionfo dell’

amnio dal tiepido brodo in

cui marinava da

sempre e sempre cullava il

ricordo di non essere mai

stato evirato né traslato dal

chiuso all’

aperto dal cauto all’

incauto e ancora resiste

tronfio al gesto di

sempre per sempre tradotto e

tradito da lingua a

lingua nell’

inusitato dispendio che ci

attende oltre il

trauma della

separazione

 

[c’è l’imperativo che preme che spinge l’inutile invettiva a vanificarsi nella legge di sempre nella regola che va bene per tutti che è uguale per tutti che non concede il punto di fuga e che tutti affianca lungo la linea di tiro davanti al plotone che sparare può ma solo a salve così tanto per conclamare il nulla di fatto e l’incombenza della catacresi di turno]


*

(due)

 

non crede nell’

altezza di un

qualsiasi cuneo se

bene esibito come segno

distintivo caso

mai decede dall’

immeritato podio

arranca si trascina a

stento e cede l’

onore del plauso all’

ameno dado che sempre s’

arresta sull’

uno sull’

indivisa risibile unità di

senso che priva di

vigore il costrutto e l’

incedere del neo nato di

turno è solo l’

innocuo cilindro

che rotola senza

colpo ferire

 

[a sorpresa si cala e ristagna in forma oblunga estirpando il vuoto dal vuoto e si forgia nella serie delle penitenze un intero lotto di finti encomi a schiavi e tiranni un pavido blocco di passioni abortite si distende come da copione e spinge sul limo per imprimere il calco su cui sputare lo sdegno]


*

(tre)

 

il cilindro si tiene a debita distanza trattiene il

debito contratto col tempo che fugge da

entrambe le rive e scivola contro corrente per

giusto che sia dalla foce alla fonte

e non basta non può bastare non

potrà ridere non potrà piangere perché l’

asta del cuneo presenta il

conto pretende il tornaconto e

indica il giaciglio ove consumare il

rito di sempre per rinnovare la colpa l’

innocenza il nulla di fatto che

non aggiunge nulla all’

uso all’

abuso all’

usura alla giacenza di un’

urgenza svilita che s’

abbarbica al cuneo solo

mancando la

presa


[solo con la parvenza di sé non una sola volta si dà e resta per osservare lo scarto il dolo che cresce nel volo abortito nelle ceneri mescolate alla polvere nell’alone che persiste alla rimozione dell’immagine nello specchio nell’ anemica rinnovata parvenza del senza del colpo mancato più volte sulla scorta di un silenzio che cresce e invade lo spazio]


________


Enzo Campi (1961). Autore e regista teatrale, videomaker, poeta, critico, saggista. Ha curato volumi monografici su Emilio Villa, Pier Paolo Pasolini, Amelia Rosselli. Suoi scritti letterari e critici sono stati pubblicati in forma cartacea su riviste, antologie, volumi monografici, cataloghi di mostre e in rete su svariati siti e blog di scrittura. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo: ex tra sistole (Marco Saya Edizioni, 2017), L’inarrivabile mosaico (Anterem, 2017, XXXI Premio Lorenzo Montano), Artaud. Il supplizio della lingua (Marco Saya Edizioni, 2018), Le nostre (de)posizioni, scritto con Sonia Caporossi (Bonanno Editore, 2020), Fuochi Fatui (Oèdipus, 2021), To touch or not to touch (puntoacapo editrice 2022) e la curatela plurilingue BABEL stati di alterazione (Bertoni Editore 2022). È stato tradotto in inglese, francese, spagnolo, russo, polacco. È direttore artistico del Festival Multidisciplinare Internazionale “Bologna in Lettere”, giunto alla XI edizione.

 



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