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Il tratto dell'estensione (La Vita Felice 2018) di Adua Biagioli Spadi - poesie scelte




La linea fragile



“Notte fonda. Mi sono alzata e tutto mi gira intorno.


Ho paura di quello che scriverò”


(D.Grossman)


 


Sempre la fragilità si dirige sommessa alla deriva


nello slaccio d’abbandono del sentire,


è la lacrima a cogliere la perfetta stanza


della noncuranza,


incauto nascondiglio della goccia                                        


il passaggio della scesa,


là dove l'arrestarsi precede il dardo, la caduta


l'affidarsi estremo, disorientato abbraccio.                          


 ***


 Dagli scomposti sensi della nuvola                                     


prende forma l’astratto ricomporsi, ariette nuove                


resta il volto frastagliato dell'amore                                     


oltre il sasso nero,                                                                 


secolare aggrumo di un evento fermentato.


Ripartirò da qui, dall'incendio dei colori


luoghi incerti della brezza.    


                                              


***


Ogni accadimento sottrae qualcosa


porta in un limbo


al faro rotto e ai frantumi delle foglie


la svirgolata viola sopra l’occhio perde i sensi,


i pensieri furono intarsi del non so più chi sono:


le onde fisse nella notte di Munch


l’urlo silenzioso in volto – nessun messaggio -


solo il linguaggio muto del cercare vita.


 


***


Ci vogliamo esatti


se siamo un connubio di ortiche                                           


sfiorati negli angoli e punti                                                  


consapevoli del tedio


sulle mani nessuno ci coglie più.


Non siamo i fiori del gelsomino garbato


allungati per necessità ci rinnova l’acqua battesimale


eppure


siamo riflessi felici delle felci,


così fa il tempo con le nostre mancanze


offre ancora motivi per farci riconoscere.


 


Il segno possibile


 


 “Non dobbiamo estirpare il bulbo del fiore a ogni minuto


per misurare la lunghezza della radice”.


  (D.Grossman).


 


Mi lascio sfogliare da un flusso smisurato,


sono le betulle fuori operanti e timide


a contare le strette di mano e i fallimenti,


sirene inabissate tormentano l’infinito                                             


sei tu il rigo informe dell'acqua dove affollano i versi                     


quei lontani orizzonti di fluidi e materie,


lo sconfinarsi umano della possibilità.


 


***


 Talvolta la realtà si spunta rende soli e ci sparpaglia,                     


ci rende esploratori di un ideale possibile


di un percepire ancora e presenza.


Ma quando l'elastico a colori sfumando si allenta                           


cerco io uno sguardo fermo da non spartire mai


afferrando le sbavature di molteplici verità,


mi inchino prudente al varco limpido dello scoglio.


 


 


***


Qualcosa ci dimentica su un davanzale                                           


il geco piatto sul muro


incurante di un giro degli occhi,


moltitudini gazzelle fermentano steppe cremose


qualcosa trapassa e infrange quello che sono stata


ricompongo le superfici su cui cammino


i sogni sono gradini o salite.


Le distanze  metri o minuscole fugacità.


 


 ***


Non ho mai smesso di scoprire il tracciato del bosco


riporta coriandoli e luce di aironi,


i vecchi stecchi hanno varianti intricate,


lumache respirano piogge residue.


Mai ho voluto rinunciare a cosmiche dichiarazioni


che valgono mille notti di scettri:


ci sono brevità stellari nell’incanto


metamorfosi nell'ascesa straordinaria dell’anima.


Così fanno i poeti quando consegnano i diamanti:                                     


estraggono quelli corrotti e incidono versi sulle foglie,                               


sollevano il segreto del vento.


 


***


Strilla il campo al canto dell’usignolo


quando lascia impronte sulle terre fresche


annotta a Est la danza delle barche


quando lo stormo dei susini saluta le nostre ciglia


bianche sono l’aria le tue mani e il giglio di Ophelia


svela il sogno seducente delle perle,


è troppo blu lo scarto fra le dighe al vento


quando ci si lascia così senza una parola buona,


la città è perduta forse


ma non per chi si ama per sempre.


 


Perdersi non più


 


 “E non voglio che tu sia per me un parafulmine.


Perché dovresti parare i miei fulmini?


Al contrario, sai? Vieni e dimmi: sii luce!”


(D.Grossman) 


 


***


Perdersi non più,


ti cercherò altrove


oltre il tempo di un sovvertito spazio


di improbabili equilibri.


Il divenire è evoluzione,


meta umana della genesi.


 


***


Gli occhiali si sono plasmati al naso


annegati  nell’impulso del gesto rarefatto


lentamente


non ce ne siamo accorte mai e ora siamo tornate fragili


siamo passate per la semioscurità delle stanze aperte ai mari grandi


ingoiati dai delfini, navi senza àncora.


Mi lascerai il mistero del mondo, di questo ne ho coscienza


un pulito labirinto nell’ultimo cerchio indistinto.


Quando sarò infine io quel buio, ti cercherò incisa nel sangue.


 


***


I torrenti misurano i millenni, passi


fanno somma,


il tempo si accosta fedele alla puntualità delle cose,


prima del ricercarsi il cielo torna chiaro


ha fatto i conti con le intemperie


ha determinato le sottrazioni


per questo le follie tornano sempre in numero pari.


 ***


Gli incontri sono avventi afferrati in volo


sguardi-luce tenuti stretti in un carpe diem,


eppure a volte


sulle nostre verità si allungano i capelli delle ombre.


Non saprò più niente delle strade oltre i cancelli


degli scatti in bianco e in nero dei tuoi viaggi


degli occhi miopi,


il tempo ci disarma, ha la forza dell’unire e del dividere


porta via il pensiero e lascia quieti 


memoria dimenticata, digiuni eppure senza fame.


 


Adua Biagioli Spadi, pittrice, Maestra d’arte e Operatrice Culturale opera a Pistoia; presente in numerose pubblicazioni antologiche di premi letterari nazionali e internazionali, tra cui Ambrosia, presentata ad  EXPO’ 2015 - Milano, e “Novecento e non più. Verso il Realismo Terminale” presentata alla Fiera di Roma 2016 ed. La Vita Felice (MI), in Agende Poetiche (Ibiskos Olivieri – Otma Edizione) e Collane Letterarie - Schegge d’Oro - Montedit ed.; Agape (La Vita Felice). Socia di diverse accademie letterarie, a Giugno 2015 pubblica l’Opera Prima “L’Alba dei papaveri” – Poesie d’amore e identità- Edito ‘La Vita Felice’ (MI), 2° Premio Letterario Giovane Holden 2016 per la sezione poesia edita e finalista al premio letterario Alberoandronico 2016. Interessanti recensioni sul libro si trovano su riviste letterarie (“La Nuova Tribuna Letteraria”/ “Qui Libri”).

A Maggio 2017 pubblica “Farfalle” – Gaele Editore, un piccolo libro d’Arte a tiratura contenuta di pezzi unici contenenti unica poesia e disegni dell’autrice.


Da Luglio 2017 lo stralcio di una poesia tratta da “L’Alba dei papaveri” viene scolpito su stele in pietra serena e ubicato in località San Pellegrino di Sambuca Pistoiese per la valorizzazione della cultura e della montagna (Progetto culturale Parole di Pietra).


Cura il Sito Internet www.aduabiagioli.it.


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