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Tre poesie di Georg Trakl da "Anima azzurra, vagare oscuro" (Marco Saya 2023) traduzione di Anna Maria Curci



Nella collana “La costante di Fidia” diretta e curata da Sonia Caporossi è stato pubblicato da poco “Anima azzurra, vagare oscuro” di Georg Trakl con la curatela e la traduzione di Anna Maria Curci.

Riportiamo di seguito, oltre a una selezione di tre poesie un estratto dall’introduzione della curatrice, dalla prefazione di Paola Del Zoppo e dalla postfazione di Massimo Morasso.

 

dalla introduzione di Anna Maria Curci

Andare incontro alla poesia di Trakl, lasciarsi attraversare, percuotere, illuminare da essa: tutto ciò mette in moto procedimenti e processi di varia natura. È, la sua, una poesia universale e dinamica, per dirla con i pensieri e lo spirito poetico di due voci ‘maestre’ per Trakl, quella di Hölderlin e quella di Novalis. Superato lo sgomento dinanzi all’irriducibile bellezza, all’audace sublime, alla distanza tra gli estremi, sommo e intimo, sulla linea verticale percorsa dall’espressione, ciò che rimane non è il mutismo, bensì un cambiamento profondo provocato non solo dalla consonanza alla quale si è poc’anzi accennato, ma altresì dal pungolo a indagare le ragioni di una forza che non si esaurisce.

 

dalla prefazione di Paola Del Zoppo

Tra le poesie scelte con sapienza e generosità da Anna Maria Curci, Untergang illumina questa tensione alla logica lirica interna, “mettendo in scena” la riflessione poetica sulla dicotomia dialogica tra visione oscura e creatività poetica, del tutto inscindibile dal tessuto lirico e dall’atto di lettura. Il lessico è ricco di ripetizioni e richiami tematici, la struttura è densa, evidente, eppure naturale, con le ripetizioni simmetriche che rimandano immediatamente, a una prima lettura, all’esperienza di displacement e a una sensazione di liminalità esistenziale: si sta tra l’alto e il basso, l’alto e il basso sono posizioni e movimento allo stesso tempo (über-über e unter-unter). Resta, così, una percezione di non presenza e non presente, di visione di un io riflesso. Ciò che è ora è il riflesso di ciò che era e di ciò che sarà.

 

dalla postfazione di Massimo Morasso

Trakl si muove nell’hortus poetico come il suo gran maestro Novalis (il «santo straniero» Novalis, lo chiama lui), con una febbre d’altitudine che lo solleva di più d’un cielo dalla follia comune, intellettualismo compreso. Arriva là dove autori anche molto dotati non arrivano, come una crepa a un tempo celeste e ferale nella tazza di porcellana dell’eloquenza tedesca, perché la sua mente è profetica, ed è capace di generare attrazione magica. Novalis e Trakl portano alla luce qualcosa di umanamente stellare che, da quando l’uomo ha coscienza di sé, è sempre stato nell’alto, ma che ha bisogno di mediatori ipersensibili per poter essere percepito e trasposto in un’analogia segnica piena di verità.

 

 

Seele des Lebens


Verfall, der weich das Laub umdüstert,

Es wohnt im Wald sein weites Schweigen.

Bald scheint ein Dorf sich geisterhaft zu neigen.

Der Schwester Mund in schwarzen Zweigen flüstert.


Der Einsame wird bald entgleiten,

Vielleicht ein Hirt auf dunklen Pfaden.

Ein Tier tritt leise aus den Baumarkaden,

Indes die Lider sich vor Gottheit weiten.


Der blaue Fluß rinnt schön hinunter,

Gewölke sich am Abend zeigen;

Die Seele auch in engelhaftem Schweigen.

Vergängliche Gebilde gehen unter. 


Anima della vita


Declino che oscura morbido il fogliame,

Nel bosco abita il suo vasto silenzio.

Presto pare un villaggio digradare spettrale.

La bocca della sorella sussurra in mezzo a rami neri.


Il solitario presto si dileguerà,

Forse un pastore su sentieri oscuri.

Dalle arcate arboree emerge silenzioso un animale

Mentre si allargano le palpebre dinanzi alla deità.


Il fiume azzurro scorre bello al di sotto,

Nuvole a sera si palesano;

L’anima anche in angelico silenzio.

Fugaci forme fantastiche tramontano.


*

Am Moor


Wanderer im schwarzen Wind; leise flüstert das ⸤dürre Rohr

In der Stille des Moors. Am grauen Himmel

Ein Zug von wilden Vögeln folgt;

Quere über finsteren Wassern.


Aufruhr. In verfallener Hütte

Aufflattert mit schwarzen Flügeln die Fäulnis;

Verkrüppelte Birken seufzen im Wind.


Abend in verlassener Schenke. Den Heimweg ⸤umwittert

Die sanfte Schwermut grasender Herden,

Erscheinung der Nacht: Kröten tauchen aus silbernen ⸤Wassern.


Alla palude


Viandante nel vento nero; sommesso mormora il ⸤canneto inaridito

Nel silenzio della palude. Nel cielo grigio

Segue uno stormo di uccelli selvatici;

Di traverso sopra acque tetre.


Sommossa. In capanna cadente

Si leva svolazzando con ali nere il marciume;

Betulle storpie sospirano nel vento.


Sera in taverna cadente. La strada per casa avvolta

Dalla mite mestizia di greggi al pascolo,

Visione della notte: rospi emergono da acque ⸤d’argento.


*

(So leise läuten)


So leise läuten

Am Abend die blauen Schatten

An der weißen Mauer.

Stille neigt sich das herbstliche Jahr.


Stunde unendlicher Schwermut,

Als erlitt’ ich den Tod um dich.

Es weht von Gestirnen

Ein schneeiger Wind durch dein Haar.


Dunkle Lieder

Singt dein purpurner Mund in mir,

Die schweigsame Hütte unserer Kindheit,

Vergessene Sagen;


Als wohnt’ ich ein sanftes Wild

In der kristallnen Woge

Des kühlen Quells

Und es blühten die Veilchen rings


(Così sommesse suonano)


Così sommesse suonano

Di sera le ombre azzurre

Sul muro bianco.

Silenzioso si china l’anno autunnale.


Ora di mestizia infinita,

Come se io patissi la morte per te.

Soffia di stelle

Un vento nevoso tra i tuoi capelli.


Canti oscuri

Canta la tua bocca purpurea in me,

La capanna taciturna della nostra infanzia,

Leggende dimenticate;


Come se io abitassi una bestia mite

Nell’onda cristallina

Della sorgente fresca.

E intorno fioriscono le violette



Anna Maria Curci, nata a Roma, insegna lingua e letteratura tedesca in un liceo statale della sua città. È nella redazione della rivista “Periferie”, diretta da Vincenzo Luciani e Manuel Cohen; per il sito “Ticonzero” di PierLuigi Albini ha ideato e cura la rubrica “Il cielo indiviso”. Ha tradotto, tra l’altro, poesie di Lutz Seiler (La domenica pensavo a Dio/Sonntags dachte ich an Gott, Del Vecchio 2012), di Hilde Domin (Il coltello che ricorda, Del Vecchio 2016) e i romanzi Johanna (Del Vecchio 2014) e Pigafetta (Del Vecchio, 2021) di Felicitas Hoppe. Ha pubblicato i volumi di poesia Inciampi e marcapiano (LietoColle 2011), Nuove nomenclature e altre poesie (L’arcolaio 2015), Nei giorni per versi (Arcipelago itaca 2019), Opera incerta (L’arcolaio 2020), Insorte (Il Convivio, 2022).

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